Sono dell'idea che in Italia sono sempre stato un prigioniero ben legato, proprio perché sistematicamente non sono visualizzate le potenzialità e la meritocrazia di ognuno di noi. In Italia o hai qualcosa e sei figlio di qualcuno oppure non esisti come persona e merito. Insomma il sistema ti mette in una cella invisibile e lì ci rimani salvo che uno decida di andarsene in un altro paese. Cosa che consiglierei a tutti i giovani che come me intuisce la mancanza meritocratica di questo paese alla deriva. Inutile tentare di parlare con un mulo sociale perché tanto non capisce. Questo libro è nato in un momento particolare della mia vita ispirato a spiegare l'incomprensibile, proprio perché se in Italia non vi è traccia di meritocrazia è perché la gente non è ancora riuscita neanche a tradurne il significato, figuriamoci ad attuarlo. Il libro vuole aiutare i lettori nel giudicare il prossimo per quello che è capace a fare non quello che possiede, oppure chi conosce. Tuttavia, questo è il nesso del libro, penso che sia rivolto a un pubblico adulto, ho tentato in tutti i modi di fare uso dell'ironia, anche se avrei voluto addirittura essere comico poiché un paese senza una giusta meritocrazia in realtà è un paese molto triste oltre che arretrato. Non ho usato una tecnica specifica, formale oppure tipica per redigere questo libro, ho semplicemente usato la mia esperienza facendo molta attenzione a non scrivere una banale storiella, ho anche cercato di trasformare una storia di tutti in una testimonianza, dove racconto e descrivo un carattere culturalmente malato. Trovo questo libro indispensabile nella nostra letteratura moderna, accettabile e non afoso giacché non mi sono mai dimenticato di predicare anche l'amore. Quando scrivo, penso, sto bene e recito un ruolo che mi da tanto appagamento, pressoché terapeutico, spero che questa sia una strada di favore per mettere a disposizione il medesimo messaggio a quei i lettori che leggeranno questo libro. Maurizio Cosimo Ortuso